CHIUSURA IPPODROMI

Cesena, 10 dicembre 2011 - ALL’ippodromo del Savio nessuno crede realmente all’ipotesi chiusura fra venti giorni, ma nessuno è sereno, dal presidente di Hippogroup Cesenate Tomaso Grassi al direttore generale Marco Rondoni, che anche ieri era a Roma, fino a chi vigila l’ingresso alle scuderie. Due giorni fa l’Unire, l’ente che sovrintende alla gestione dell’ippica italiana, destinata a essere sostituita dal 1° gennaio da Assi (Agenzia per lo Sviluppo del Settore Ippico), emanazione diretta del Ministaro delle Politiche agricole, ha comunicato la proposta di un ‘taglio’ del 40 per cento del monte premi delle corse al trotto per l’anno 2012, dopo che già nel 2011 c’era stata una riduzione del 7-8%.

«LA SITUAZIONE è gravissima — dice il presidente Tomaso Grassi —: la convenzione che ci viene proposta dall’Unire comporterebbe una riduzione del 40 per cento. Tradotto in cifre significherebbe che Bologna e Cesena potrebbero incamerare, complessivamente, tra i 2,4 e i 2,7 milioni di euro in meno rispetto al passato. A questo punto dovremmo chiudere perché le altre attività che fino a ora ci hanno permesso di chiudere positivamente il bilancio non sarebbero sufficienti».«Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo — continua Grassi —, a venti giorni dalla scadenza della convenzione che viene prorogata da anni, credo che l’unica soluzione praticabile sia un accordo-ponte di due o tre mesi che consenta di avviare la riorganizzazione del settore».

LE SOCIETÀ di corse, riunite in Federippodromi, stanno intraprendendo un’azione di sensibilizzazione del mondo politico, dai parlamentari di tutti i partiti fino al Capo dello Stato. «Nel nostro settore specifico — si legge in un comunicato diffuso ieri sera —, come nel resto del Paese, è indispensabile una forte azione di governo che deve essere svolta dall’Aams, l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, e dal Ministero soprastante, quello dell’Economia e delle Finanze. Infatti è necessaria una profonda revisione del sistema scommesse ippiche, lasciato invece agonizzare da molti anni nella inadeguatezza sia fiscale che regolamentare. Il destino di migliaia di occupati, di aziende strutturate e attive da lustri, dipende solo ed esclusivamente da un serio, rapido ed incisivo rilancio delle forme di finanziamento del settore. Corse di cavalli e scommesse sono nel mondo da sempre legate da un filo indissolubile e chi proponesse percorsi altemativi venderebbe solo fumo e chiacchiere. Il cliente del nostro sport, del nostro spettacolo sa cosa trova e cosa vuole trovare quando viene alle corse, e tutti ne sono perfettamente consapevoli. Oggi il settore pretende una azione di governo che ci è dovuta anche alla luce di tutti gli inadempimenti compiuti, lo pretendono a buon diritto tutti quelli che in una vita di lavoro hanno profuso impegno, sacrificio, professionalità. Questa azione di governo si deve concretizzare con uno stanziamento per un periodo adeguato (almeno 2 anni) che permetta di avere il tempo di ristrutturare le scommesse ippiche e si possa intraprendere per tutto il settore (tramite l’Assi) una via di rigore, etica e valorizzazione della professionalità, senza più alcun rinvio».
 
di PAOLO MORELLI

fonte: www.ilrestodelcarlino.it/cesena/cronaca/2011/12/10/634777-mancano_soldi.shtml

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